UN SOGNO BLU

ARCHITETTURA | YVES SAINT LAURENT

Yves Saint Laurent era molto legato a Marrakech, città che recentemente ha dedicato un museo alla sua eccelsa opera. Nella città marocchina, lo stilista parigino possedeva un vero gioiello architettonico: la villa denominata “Jardin Majorelle”, nido di vacanza che condivideva con Pierre Bergé.

La casa, edificata nel 1937 per volontà del pittore Serge Majorelle in forme moresche, sorge all’interno di un complesso botanico preesistente, che il proprietario ha via via arricchito. Per la tinteggiatura delle facciate, venne scelto il blu che tutt’oggi vediamo, assai vicino alla tonalità del cobalto.

Al momento dell’acquisto, avvenuto nel 1980, Saint Laurent volle conservare ogni elemento di quell’edificio, compresi i colori originali. Seppur distante dalla tradizione architettonica marocchina, quel blu esprime un’energia tutta mediterranea, anche nei suoi contrasti con i dettagli gialli, arancio e verdi.

LA CASA DEI FIORI

ARCHITETTURA | WMA

In un progetto di qualsiasi tipo, l’uso dell’intera gamma cromatica – per intenderci: l’effetto-arcobaleno – è una delle scelte più insidiose, poiché si rischia caos visivo e il qualunquismo cromatico. Tuttavia, questo approccio procura un risultato interessante nel nuovo mercato dei fiori “Mercabarna” di Barcellona, progettato dallo studio WMA.

L’impianto commerciale sorge alla periferia del capoluogo catalano e si presenta come un parallelepipedo prevalentemente grigio, con strutture a vista. La facciata principale viene differenziata con da piani inclinati e asimmetrici, rivestiti da pannelli metallici verniciati sia in diverse tonalità di grigio sia in un variegatissimo booklet multicolor.

La sequenza cromatica, apparentemente casuale, contiene tonalità prevalentemente sature ma lievemente annerite, alternate a colori neutri e pastello.

Nel paesaggio periurbano, un caleidoscopio architettonico rispecchia quello floreale.

QUANDO I COLORI SONO… STUPEFACENTI

ARCHITETTURA | OKUDA SAN MIGUEL

A Denver, in Colorado, la cannabis è legale. Una premessa importante, dato che è appena sorto liberamente un tempio per il raduno dei cultori di quella sostanza vegetale. L’International Church of Cannabis è diventata in tempi brevi un vero e proprio scoop, non solo per l’unicità (per ora) del tema, ma anche per la stessa identità dello spazio. Questo si presenta, sul piano esclusivamente strutturale, come una chiesa di impronta classica: simmetria, grande navata, nervature gotiche, panche allineate e tanti, tanti “affreschi”. Ma sono i temi delle decorazioni pittoriche a fare la differenza. Okuda San Miguel, artista spagnolo, ha dipinto muri e volte con soggetti psichedelici, tra astratto e figurativo. Elementi surreali e onirici, palesemente legati agli effetti della marijuana, a colori accesi e contrastanti. Pattern multicolor si alternano a figure bizzarre e mistiche, forse esagerate rispetto alle visioni pacifiche prodotte dalla celebre erba.

CAMMINARE SUL TAPPETO ROSSO

ARCHITETTURA | ENOTA

Intorno al Podčetrtek Sports Hall, in Slovenia, una sorta di red carpet guida il pubblico verso gli spazi interni.

La struttura sportiva presenta un volume irregolare e asimmetrico, marrone scuro, con intagli floreali sui pannelli metallici di rivestimento.

Oltre a imporsi eloquentemente sul paesaggio circostante – una zona periurbana in un contesto montuoso – il rosso è uno strumento di disegno dello spazio urbano. In particolare, risvoltando sulle pareti dell’edificio con piani obliqui, segna il raccordo tra la superficie percorribile e le facciate. E si pone come percorso pedonale ai margini della carreggiata.

Lo studio Enota, autore del progetto, crea uno scenario dinamico, dall’identità forte ed energica, grazie soprattutto alle superfici sghembe, che annullano la tradizionale gerarchia tra dentro e fuori, tra pieno e vuoto, tra orizzontale e verticale.