METAFISICA E PERIFERIA

ARCHITETTURA | MILANO

Mentre Milano sta vivendo un’impetuosa rinascenza anche in campo urbanistico e architettonico, è bello riscoprire manufatti di altre fasi storiche, magari dimenticati, magari da rivalutare.

Il complesso abitativo denominato “Monte Amiata”, progettato negli anni ’60 da Carlo Aymonino, si è trasformato da fallimento urbanistico a condominio esclusivo. Svanita la pretesa della complessità funzionale, rimane la contemplazione metafisica dei volumi e delle piazzette esterne. In particolare, suscita particolare fascino lo spazio di distribuzione alla quota “stradale”: a doppia altezza, masse strutturali in tutta la loro energia e soprattutto due colori che non hanno nulla a che vedere con il marrone chiaro delle facciate.

Una scena rosso vermiglio e giallo limone rappresenta, ante litteram, una vera esperienza immersiva. Un’installazione artistica low cost: proprio l’idropittura applicata al cemento ha tutta la forza identificativa per gli abitanti e di aggregazione per i visitatori esterni.

I TONI DELLA CASCINA

ARCHITETTURA | MILANO

Mentre il colore degli edifici rinvia, nella maggior parte dei casi, all’identità dei materiali che lo rivestono, la tinteggiatura dell’intonaco rappresenta una sfida in termini di rapporto con il contesto e con i suoi significati storici. A Milano, a ridosso dell’area che nel 2015 ha ospitato l’Expo è stato completato di recente un complesso prevalentemente residenziale, denominato Cascina Merlata perché vi sorgeva il nucleo rurale omonimo.

In particolare, le torri progettate dallo studio di Mario Cucinella presentano una colorazione insolita perché “difficile”: i toni del marrone. Gli edifici sembrano generati dalla sovrapposizione di corpi scatolari, il cui intonaco è verniciato in base a una sofisticata palette dei marroni. Nella maggior parte dei casi, i toni sono ricchi di rosso, ma virano anche verso gli ocra.

Una memoria del mondo rurale preesistente. Ma le porzioni azzurro spento citano, qua e là, il cielo afoso dell’hinterland milanese.

IL NASTRO AZZURRO

ARREDO URBANO | SHANGHAI

I centri commerciali sono spazi sempre più caratterizzati da complessità funzionale. Lo dimostra il Life Hub @ Daning, un grande complesso a uso misto che rappresenta uno dei luoghi dello shopping più amato di Shanghai: negozi al dettaglio, passeggiate all’aperto e gioco per i bambini.

Per questi ultimi (e per i loro genitori) lo studio 100architects ha progettato un parco giochi polivalente, a pianta circolare, caratterizzato dall’uso dell’azzurro abbinato al giallo. Un elemento nastriforme collega fra loro diversi profili topografici funzionali: sedute, mini anfiteatri, rampe, pendii, favorendo l’incontro e l’interazione tra le persone. I materiali sono differenti, dai più rigidi a quelli più morbidi.

Oltre a identificare una vera e propria piazzetta in un’area di ritaglio, il colore diventa fattore di inclusione e di condivisione sociale.

È ATTERRATO L’ARCOBALENO

ARCHITETTURA | BERLINO

Banale il contesto: un territorio di frangia a sud di Berlino, nei pressi dell’aeroporto di Schönefeld. Minimalista l’accomodamento interno: arredi in legno naturale, spartani ma rassicuranti. Eppure l’Hotel Meininger Berlin Airport ha qualcosa di stupefacente. Le facciate del suo volume rigido e schematico vengono inondate da strisce coloratissime.
Lo studio Petersen Architekten ha selezionato una palette di tinte vivacissime per la verniciatura dei pannelli in acciaio che avvolgono l’hotel.

L’impatto cromatico sul paesaggio circostante è rafforzato dall’andamento orizzontale e continuo delle fasce che, seguendo le finestre a nastro, creano suggestivi giochi prospettici e un effetto di astrazione in grado di colpire i passanti.
La verniciatura è in poliestere in polvere, che garantisce tenuta, inalterabilità del colore e proprietà antiriflesso.

PIXEL DI NYLON

ARTE | HIVA ALIZADEH

La galleria The Flat – Massimo Carasi (Milano) ospita, fino al 31 ottobre, “Nomad Chants”, la prima mostra personale in Europa di Hiva Alizadeh (Kerman, Iran, 1989). L’artista “dipinge” paesaggi cromatici, porzioni di spazi con ciocche di capelli sintetici multicolori per cogliere l’essenza della simultaneità globale partendo dalla sua cultura nomadica insita nei tappeti iraniani. Oriente e Occidente si compenetrano attraverso extension di capelli in nylon. I tappeti pop-poveristi di Alizadeh, strutturati su una gamma di colori vivacissimi, sono da toccare, pettinare, oltre che da guardare. Le ciocche vaporose si sovrappongono e intersecano generando ritmi, voci e suoni, in una complessa fenomenologia percettiva.

Nella mostra curata da Jacqueline Ceresoli, una serie di “arazzi” tessuti con capelli sintetici, di produzione cinese, fluttuano nello spazio bianco della galleria. Il codice espressivo richiama il linguaggio in pixel fibrosi tipico della cultura digitale.

TREMORI ROSSI

ARTE | SHIOTA CHIHARU

L’artista berlinese Shiota Chiharu è noto per spettacoli e installazioni che esprimono l’intangibile: ricordi, ansia, sogni, silenzio e altro ancora. In altre parole, “The Soul Trembles” (“tremori dell’anima”), spesso originate dall’esperienza personale, tradotti visivamente e nello spazio in potenti installazioni costituite da fili rossi (o neri).

A Tokyo, al Mori Art Museum, fino al 20 ottobre, la più grande mostra personale dedicata a Shiota Chiharu. Il titolo fa riferimento alla volontà dell’artista di condividere esperienze “tremanti” dell’esistenza derivate da emozioni senza nome.

L’installazione invade una parte del museo nelle forme di una massa di sottili corde intrecciate di color rosso fiamma: un’enorme ragnatela tridimensionale. I visitatori, coinvolti in una situazione di tipo immersivo, possono percepire il significato della vita e del cammino interiore.