NATURALE E ARTIFICIALE

ARREDO | ALPI SOTTSASS

Agli inizi degli anni ’80 Ettore Sottsass disegna per Alpi, azienda specializzata in laminati lignei (normalmente detti “impiallacciature”), una collezione di rivestimenti che egli stesso avrebbe adottato per alcuni suoi progetti d’arredo.

In quelle superfici, colori intensi (oltre alla versione grigia) fanno da sfondo al movimentatissimo e aggrovigliato pattern delle venature. Più precisamente, il designer contamina la texture naturale del legno con una cromaticità artificiale e sofisticata, dando luogo a una nuova energia espressiva.

Attraverso questo progetto, Sottsass reintroduce il tema della decorazione bidimensionale, tanto respinto dal Modernismo.

Alcuni mesi fa l’azienda romagnola ha rilanciato quella collezione attraverso il contributo creativo di Martino Gamper, che ha reinterpretato quei laminati in una mini-serie di arredi.

IL LEGNO NON HA COLORE

CULTURA DEI MATERIALI | LEGNO

Questa volta non proponiamo una recensione di un lavoro, ma semplicemente una riflessione. La bellezza della materia viene percepita come un fatto autonomo dalle sue peculiarità cromatiche. O forse proprio in virtù di quello. Insomma, un materiale è bello e basta.

Nell’immaginario di tutti noi il legno viene considerato intramontabile e portatore di conforto visivo, capace di legarci alla natura ancestrale. E difatti è una materia versatile, che si è adattata ai mutamenti del gusto e dello stile nonché alla trasformazioni delle tecnologie di lavorazione, tanto che continua a essere molto presente nella progettazione contempranea.

Il legno non ha colore. È legno e basta. Non è marrone. È semplicemente color legno, con tutte le sue venature, sfumature e declinazioni. Tanto facile da interpretare e applicare, tanto difficile da classificare in senso cromatologico. E si abbina a tutto, dai contesti più avveniristici a quelli più tradizionali.

UN DRAGO SULLA COLLINA

ARCHITETTURA | BILBAO ARENA

Alla periferia di Bilbao sorge la nuova arena, completata di recente su progetto dello studio ACXT. La compattezza visiva dell’edificio è dovuta alla “cintura” curvilinea che completa la prozione superiore della facciata. Tuttavia, esso si presenta nel paesaggio periurbano in terni dinamici poiché, trovandosi su una piccola collina, viene percepito dal basso verso l’alto.

Il rivestimento è costituito da migliaia di squame rombiche in acciaio verniciato in cinque tonalità di verde (con inflessioni verso il giallo), tanto da farlo sembrare un gigantesco drago sport-friendly. Qua e là, la texture è ”inquinata” da moduli gialli o rossi. Quel rivestimento lambisce i corridoi esterni ed è montato a secco su una struttura in ferro aerata.

MEDICINA… VERDE

INTERIOR | SUMIYOSHIDO KAMPO LOUNGE CLINIC

Quando il contenitore veicola il contenuto, ovvero quando una scelta estetica esprime una filosofia ben definita. È il caso del Sumiyoshido Kampo Lounge Clinic, un ambulatorio privato specializzato in agopuntura e terapie omeopatiche.

Si trova ad Aichi, in Giappone, ed è stato progettato dallo studio Id Inc. Lo spazio si affaccia su strada attraverso una grande vetrina. Ed è proprio la luce naturale a rendere giustizia al punto di verde lievissimo che pervade l’intero sistema di arredo, giocato su una semplice griglia di cassetti modulari che contengono le erbe medicali.

Il tono del verde si intensifica lungo le linee di giustapposizione tra le cassettiere, in un raffinatissimo gioco di chiaroscuro che poteva essere elaborato solo in Giappone. Evocazioni naturali, progetto e salute si integrano in una sintesi progettuale davvero affascinante.

L’INCUBATORE PUNK

ARCHITETTURA | LE CARGO, PARIS

Esiste una coerenza tra l’immagine personale di Odile Decq, eminente architetta francese, e le sue opere. Entrambe le realtà sembrano interessate da un’inflessione punk, se vogliamo anche poco femminile. I progetti della Decq sono infatti audaci, energici, ultra-modernisti ma severi.

Lo dimostra anche Le Cargo, un incubatore di startup inaugurato di recente alla periferia nord di Parigi.

Negli spazi interni ritroviamo i cliché tipici della progettista. Fra questi, il dato tecnologico portato a un certo grado di estetizzazione. Anche la palette di colori si ripropone in tutta la sua drammaticità visiva: bianco, grigio e tanto nero.

Tuttavia, queste ambientazioni cromaticamente neutre, dalle linee rigide, sono “spaccate” da grandi bolle rosso fiamma, irregolari, che di volta in volta accolgono funzioni diverse. Negli open space e nelle doppie altezze, queste si rivelano come dei segni marcatori dell’office-scape, come elementi esplosivi e onirici.

LA DONNA DELL’ASTRATTISMO

PITTURA | CARLA ACCARDI

L’opera di Carla Accardi ha contribuito certamente all’affermazione dell’Astrattismo nella pittura italiana del dopoguerra. La sua esistenza si muove in un terreno eversivo e di rinnovamento perfino in campo sociale, attraverso l’adesione al femminismo.

Il lavoro della Accardi si articola in diversi segmenti, di cui vogliamo ricordare il più recente, avviato negli anni Ottanta: l’utilizzo della tela grezza lascia trapelare gli intrecci di larghi segni colorati, dove diverse stesure cromatiche si giustappongono creando campi energetici di differenti intensità. Tra sfondi saturi o “al naturale”, lungo sagome irregolari, flessuose e labirintiche, le relazioni cromatiche coinvolgono toni moto differenti, da quelli più accesi a quelli più soft e neutri. Le composizioni della Accardi non sono mai bidimensionali, ma ripensano il tema della profondità proprio attraverso il contrasto di colore.